lunedì 12 novembre 2018

Competenze

Dunque, riassumiamo:
  • il treno 10403 fa parte di Trenord (regionale Arona-Milano Porta Garibaldi);
  • il treno 10405 fa parte di Trenitalia (interregionale Domodossola-Milano Porta Garibaldi);
  • fanno fermate su stazioni che nel resto della giornata sono servite SOLO dai passanti della linea S5 (Parabiago il primo, Vanzago il secondo);
  • le infrastrutture fisiche (binari, scambi, semafori, annunci sonori, display, passaggi a livello, linee aeree e spero di non dimenticare nulla di fondamentale) sono in capo a RFI;
  • il treno 10405 viaggia con carrozze vetuste (preistoriche, sarebbe più corretto) marchiate Trenord, quindi Trenord presta i treni a Trenitalia;
  • se il primo si guasta, il secondo quasi sempre ferma a Parabiago perché....
  • la sala operativa di Trenord chiede la fermata straordinaria alla sala operativa di Trenitalia;
  • Trenitalia evidentemente la concede (in virtù di???);
  • i passeggeri di Vanzago non riescono a salire sul "loro" treno, prendono quello dopo e arrivano a Milano con quasi un'ora di ritardo perché nessuno in stazione chiede l'autorizzazione a far fare fermate straordinarie ad altri treni o le stesse non sono autorizzate mai, nemmeno dalla sala operativa di Trenord stessa (versione standard della stazione di Vanzago).
Conclusione: una mano lava l'altra e tutte due ti pigliano per i fondelli. E io esco mezz'ora prima, per non salire sul 5303 perché strapieno, aspetto il 23013 in ritardo pure lui e arrivo quasi alla stessa ora che arriverei se il 10405 fosse puntuale.

venerdì 9 novembre 2018

Le dieci scause di questa settimana

Le mie ferie sono terminate e da lunedì sono rientrata al lavoro.
Non percorro una tratta ferroviaria, faccio una via crucis insieme a centinaia e centinaia di persone.
Le cause (o le scuse) sono molteplici anche durante un unico tragitto:
  1. guasto all'infrastruttura, di competenza di RFI (scaricabarile)
  2. guasto ad un convoglio di un'altra impresa (scaricabarile)
  3. guasto ad un treno (si scusano per il disagio)
  4. maltempo (mica si può prevedere? allora perché è tutto un'allerta meteo?)
  5. le porte guaste che rallentano la salita e la discesa dei passeggeri (ma siete sicuri che viaggiamo sicuri se non possiamo scendere in situazioni di emergenza? torna al punto quattro e stai fermo un turno)
  6. sovraffollamento della linea (chi ha pianificato gli orari?)
  7. il treno non è stato effettuato, ci scusiamo per il disagio (avevano finito le scuse, o meglio, hanno finito il personale per far partire il treno)
  8. il treno viaggia in ritardo perché è stato necessario prolungare i tempi di manutenzione (grazie, li fai viaggiare a cottimo! arrivano al capolinea e se hanno 17 minuti per essere "ripuliti"!)
  9. il treno partirà in ritardo perché in attesa del treno corrispondente (torna al punto 8 a causa del punto 6, vai in prigione senza passare dal via)
  10. il treno termina a Milano Certosa (il nulla milanese a livello di trasporti) per decisione della sala operativa (Halloween era appena trascorso, hanno deciso di fare (Dolcetto o scherzetto?")
Speri sempre che abbiano toccato il fondo ma ogni giorno riusciranno a stupirti perché scavano. Anzi, fanno scavare a noi pendolari.

mercoledì 31 ottobre 2018

Senza tregua

Questa settimana sono in ferie, quindi non patisco le cancellazioni e i ritardi mostruosi sulla linea S5 che, comunque, non sono esclusiva della Varese-Treviglio.
Ma ho un figlio che va a scuola a Rho e usa il treno. O lo vorrebbe usare. Ma sta insistendo per fare il patentino e comprare la moto.
Non è possibile che tutti i santi giorni accumuli almeno 15 minuti di ritardo o cancellazioni a raffica.
Nei mesi estivi, patiamo le riduzione di corse e carrozze per fantomatica manutenzione ma a settembre i guasti ai treni si susseguono imperterriti, con conseguenti ritardi, limitazioni di percorso e cancellazioni.
A questi, vanno aggiunti i guasti "di competenza RFI", nel classico gioco "non è colpa mia, non mi compete" agli impianti, che bloccano linee sature di treni e pendolari.
Qualcuno inneggia al terzo e quarto binario tra Rho e Parabiago, come panacea a tutti i mali. Che magari un po' di sollievo lo potrebbe pure dare. Ma quando il guasto è a Pioltello, Segrate, nel passante o a Busto, a chi o a che giovano due binari in più da manutenere? Non è che vuoi un corridoio di sorpasso, tu che benefici di treni diretti o più o meno tali e con cadenza non certo a 30 minuti, lasciando ai poveri mentecatti che abitano in località minori il totale disagio?
Mancava il personale, e pare manchi ancora, i treni non ce la fanno, i binari non ce la fanno, le linee elettriche non ce la fanno. Il baraccone delle Ferrovie dello stato in tutte le sue coniugazioni non ce la fa. Il disservizio pubblico è alla frutta.

venerdì 3 agosto 2018

Faccia da.... abbonato

E' inutile fare le code in biglietteria, imprecare perché il punto vendita non accetta i pagamenti elettronici, tentare di rinnovare l'abbonamento on line, salvare gli screenshot sul cellulare, fare le fotocopie degli scontrini perché la carta chimica sbiadisce.
Stasera è passato il controllore, "biglietti, prego!", mi sono alzata, ho preso la borsa dalla cappelliera, ho estratto il tesserino elettronico e stavo per porgerglielo ma...
"Sì, grazie, ho visto in faccia che è abbonata, non spreco la carica del terminale".
Il prossimo corso sarà di teatro...

venerdì 15 giugno 2018

E-state

Finestrini sigillati e ventilazione spenta. Sperare nell'aria condizionata sarebbe il top ma rimpiango quei bei finestrini che si aprivano per bene e ti consentivano di respirare un po' di aria. Quanti viaggi fatti con i gomiti che occupavanto tutta la loro largezza, l'aria che ti sferzava la faccia, gli occhi chiusi perché non ce la facevi proprio a tenerli aperti!
Giacchini allacciati, sciarpe che nemmeno in alta montagna a proteggere malandati corpi di gente comodamente seduta al capolinea di partenza mentre tu, nella solita imbarazzante intimità con perfetti sconosciuti, al limite dell'adulterio da tanto sei spalmato sul vicino di viaggio (vicinovicino, eh, sennò non vale!) aneli la molecola di ossigeno che speri di catturare all'apertura delle porte alla prima fermata utile, perché solo il pensiero di socchiudere quello stesso finestrino scaterebbe gli istinti omicidi dei freddolosi che ti guardano sdegnosamente mentre cerchi di reggerti in piedi senza svenire: causerebbe un ulteriore ritardo per rimuovere il tuo cadavere dal treno, ammesso che venga ritrovato prima della discesa al capolinea nello stato di rigor mortis.
Imperterriti, i gestori del treno, che siano Trenord o Trenitalia, si scusano del disagio, tanto è gratis, sono quattro o cinque parole compresi articoli e preposizioni semplici o articolate, particelle pronominali incluse nelle scuse, invitano a prendere il treno successivo (e tu incroci anche le dita dei piedi perché non è necessariamente detto che ci sia) che dimostrerà ancora una volta, in orario di punta, che la compenetrabilità dei corpi è possibile, che Tetris nei primi pc era un gioco da dilettanti, che le compagnie ferroviarie ti offorono un programma fitness incluso nel prezzo del biglietto e dell'abbonamento, che il contratto prevede il trasporto e non il posto a sedere e che tu non viaggi con posto prenotato quindi ti devi organizzare per tempo per arrivare a destinazione in tempo utile ai tuoi impegni, fa niente se speri ingenuamente che trenta minuti di margine siano sufficienti e invece non lo sono proprio quando ne hai più bisogno.
Dovrai sopperire tu, con salti mortali degni del Cirque du Soleil, alle loro incapacità gestionali di manutenzione e organici, ai tagli che loro operano su tutti i fronti, alla non volontà di migliorare un servizio che di spazio, per essere migliorato, ne ha a bizzeffe.
Si pensa che con la chiusura delle scuole calino drasticamente i pendolari, come se tutti i lavoratori facessero tre mesi di vacanza e non necessitassero di un mezzo di trasporto per recarsi al posto di lavoro. Quindi via alle soppressioni programmate con 24 ore di anticipo, oltre ai guasti ai treni e agli impianti per il caldo, perché pare che le nuove tecnologie non tollerino né le temperature invernali polari (zero gradi o pochissimo di meno) o equatoriali estive (trentasette gradi, forse perché i treni e gli impianti sono di genere maschile e si sa che un maschio a 37° è praticamente prossimo ad esalare l'ultimo respiro...).
Forse era meglio quando esistevano le mezze stagioni.

venerdì 1 giugno 2018

Disagi e indennizzi

Gli abbonamenti di giugno sulla direttrice 40 (linea S5 Varese-Treviglio) beneficiano dello sconto per i ritardi/soppressioni di marzo. Ma gli studenti, che quei ritardi e soppressioni li hanno subiti, no.
Perché con la scuola che termina l'8 giugno non mi sognerei mai di sottoscrivere un abbonamento mensile quando è sufficiente un settimanale più due corse singole.
In passato, quando esistevano i mensili cartacei da compilare a mano, avrei comprato un settimanale, due corse e un mensile scontato che avrei utilizzato a ottobre. Pazienza se anticipavo l'esborso di qualche mese ma tanto, con i tassi di interesse che ci sono in giro, non avrei guadagnato granché ad investire la cifra fino all'inizio di ottobre, e comunque meno del bonus che mi riconoscerebbero.
Oltre il danno, la beffa.
In tutto questo, ci guadagna chi eroga il bonus, credo Trenord.
Per altro, sulla tratta che percorre sia mio figlio che la sottoscritta, il bonus è ridotto al 25% anziché al 30% sugli abbonamenti mensili ma, secondo quanto capisco dal regolamento, scende al 10% del dodicesimo in caso di sottoscrizione di abbonamento annuale, fino ad un massimo del 10% del costo dell'abbonamento stesso. Ma come? io ti anticipo 12 mesi (lo pago di meno ma io mi assumo il rischio di non utilizzo, o se vogliamo vederla diversamente, Trenord, ti finanzio per un servizio che non è detto che mi erogherai) e mi riduci ulteriormente l'indennizzo per tutti i disagi che quotidianamente mi fai subìre?

martedì 29 maggio 2018

Abbigliamento da pendolare

Io vorrei anche indossare i tacchi, magari non a spillo e non da 12 centimetri.
Ma giornate come ieri, dove non sai SE riuscirai a tornare a casa, dove metti perennemente in conto che potresti farti tre chilometri a piedi da una stazione che non è la tua per enne motivi, fanno sì che la scarpa da ginnastica sia la soluzione migliore dopo undici ore fuori casa.

martedì 8 maggio 2018

Riprese

Ho ripreso a lavorare da meno di un mese e ho accumulato già ore di ritardo.
Non sono mai 5 minuti ogni tanto, sono ormai minimo dai dieci ai venti a tratta. Ma minimo vuol dire appunto minimo. Poi ci sono le soppressioni, i ritardi che iniziano con 10 e finisci che scendi dal treno trentacinque minuti dopo l'ora che avresti dovuto fare, ci sono quelli mattutini che ti spingono ad uscire di casa mezz'ora prima, ci sono quelli di soli otto minuti su sei di coincidenza che te la fanno perdere e devi aspettare oltre un'ora per quella successivi e ci metti oltre sei ore, quattro treni e mezza giornata per tornare a casa dalla riviera.
Si scusano per il disagio ma tanto è un disagio nostro, mica loro, e le scuse sono gratis.

giovedì 1 marzo 2018

Inettitudine? Incompetenza? Arrendevolezza?

Finalmente è arrivata. Invocata, prevista, temuta, è arrivata la neve anche in Lombardia. A ridosso delle elezioni.
Maledetta neve per molti, per me ha un potere catartico.
Per RFI pochi o tanti centimetri di neve hanno invece un potere disastroso, mandano in tilt l'Italia su ferro e scoprono la totale incapacità gestionale di vertici e non nell'affrontare un fattore climatico che non si può considerare un'emergenza alla nostra latitudine per pochi centimetri caduti.
Loro che cosa fanno? In via preventiva, già ieri sera hanno dichiarato che il cosiddetto piano antineve/antigelo prevede... la cancellazione di almeno il 30% dei treni regionali lombardi e 50% di quelli piemontesi. E non aveva ancora iniziato a cadere quell'agglomerato di H2O a ricoprire nemmeno tanto prati, alberi e binari.
Spero vivamente che tale potere gestionale e decisionale non migri oltralpe in paesi avezzi alla neve, dalla Svizzera al Canada, dalla Svezia all'Austria, dalla Russia alla Germania ma che prenda la strada della disoccupazione.
Intanto mi preparo per andare all'avventura di una nuova giornata lavorativa. Perché né la mia né le restanti aziende lombarde accettano una soppressione del 30% di forza per 5 cm di neve.

lunedì 19 febbraio 2018

Ci scusiamo per il disagio

Tanto è nostro, di noi pendolari. E a voi non costa niente. Nè in disagio, perché non fate altro che premere il pulsante "play" e mandare in onda un messaggio registrato, né in soldi.
Sono una pendolare della linea S5 e sono anni che non mi spetta alcun indennizzo (rimborso) per il disagio che quotidianamente subisco in termini di ritardi, soppressioni, posti in piedi pericolosi perché privi di appoggi.
Esco dall'ufficio che la app ufficiale, UF-FI-CIA-LE, mi dice che il treno ha solo 1 minuto di ritardo. Arrivo in stazione e i minuti sono diventati 13 (al binario 20). Il tempo di percorrere tutto il sottopasso e al binario 1 sono diventati 15. Scendo le scale che portano al binario del Passante (sono a Garibaldi) e già salgono a 18. Mi siedo rassegnata sulla panchina e annunciano 27 minuti.
Poi sparisce senza nemmeno un avviso sonoro di cancellazione.
Non mi ripagano certo i pochi euro che non mi spettano ma questi continui "disagi" mi costano in termini di permessi, di visite mediche rimandate a nuove date da definirsi, dopo magari mesi e mesi di attesa (la sanità pubblica lombarda sta viaggiando con Trenord...), di baby sitter e quanto altro come costo non quantificabile. Anche in termini di qualità della vita. Aspetto sulla panchina della stazione, al freddo o spesso sotto l'acqua perché a Vanzago non ci sono nemmeno pensiline e la sala d'attesa è un bugigattolo. Non posso andare in bagno se ne ho bisogno perché bagni non ce n'è e non si osa allontanarsi, si sa mai che si materializzi dal nulla un treno fantasma che si ferma dove devi andare tu.
Non ho alternative se non spararmi tre ore di macchina in mezzo al traffico per fare 50 km al giorno tra andata e ritorno.
Il mio non è un lavoro usurante, il viaggio sì, però.

martedì 30 gennaio 2018

Il diritto di viaggiare

Stasera al 23060 mancavano occhio e croce tre vagoni (casse, le chiamate, giustamente, come quelle della frutta). A Certosa il capotreno ha detto ai passeggeri che non sono riusciti a salire "prendete quello dopo", come se ci fosse la certezza che quello dopo ci sia, sia (più o meno) puntuale, sia "salibile" e non subisca improvvise limitazioni di percorso. Ora, posso non avere diritto al posto a sedere perché con l'acquisto del biglietto acquisisco solo il diritto al viaggio ma sono stufa di acquisire questo diritto sistematicamente alle loro condizioni, ovvero quando e come pare a loro.

venerdì 26 gennaio 2018

Io non c'ero, su quel treno

Ma avrei potuto esserci. Oppure avrebbe potuto succedere ad uno dei tanti treni che prendo nel corso della vita per andare a lavorare o in gita o in vacanza.
O poteva accadere al treno che mio figlio prende per andare a scuola.
Tante sono state le persone che mi hanno immediatamente contattata con vari canali per sapere se era tutto ok, visto che abito nell'Hinterland, e questo mi ha fatto piacere.
Sono rabbiosa per chi invece ha preso la cosa con leggerezza, con superficialità, tutti a sparare sentenze, analisi tecniche da massimi esperti, senza pensare che siamo una nazione brava a intervenire nelle emergenze ma non a prevenirle.
Da tempo è risaputo che sono contraria alla realizzazione del terzo e quarto binario nella tratta Rho Parabiago perché non la trovo né risolutiva per i problemi di attuale e futuro traffico né economica. Ma soprattutto perché già non fanno manutenzioni preventive e di conservazione delle linee esistenti perché non hanno soldi, figuriamoci su tratte nuove!
Qualche anno fa, mi raccontava un collega pendolare su un'altra linea, hanno provveduto al raddoppio del binario (era unico) ma la massicciata non è stata fatta a regola d'arte e quindi è crollata, rendendo di fatto inutilizzabile anche l'unico binario.
E' successo a Limito di Pioltello, alle porte di Milano, con un treno di pendolari che si alzano presto per rendere Milano e la Lombardia il "locomotore" dell'economia nazionale, poteva succedere in uno degli scambi di Porta Garibaldi, di Centrale ma anche di Roma Termini.
Non sono passati decenni da quando due treni si sono scontrati in Puglia. E c'è sempre qualche "inconveniente" che passa inosservato alle cronache perché ormai di ordinaria amministrazione, sia uno scambio gelato perché fa freddo o una centralina allagata perché posizionata sotto il piano e non sufficientemente protetta in caso di piogge abbondanti, una sbarra che non si abbassa in tempo e una macchina si incastra sotto un treno o un treno che, pur nuovo, si guasta perché anche la tecnologia ferroviaria ormai è usa e getta.
Come non ci sono persone "di scorta", non ci sono materiali di scorta, non si fermano per fare manutenzione e vengono sfruttati fino alla fine, arrivano al capolinea, una veloce passata e 20 minuti dopo ripercorrono quello stesso binario in senso opposto.
Io non voglio aver paura a viaggiare in treno, come non voglio girare armata. Io viaggio in treno perché non ho grosse scelte, a meno che non mi decida a spararmi 50 chilometri al giorno nelle code cittadine oppure non esca di casa ben prima delle 7, sacrificando ulteriormente la vita famigliare.
Tutti i giorni, da decenni, convivo quotidianamente con i "disagi" di cui si scusano Trenord, Trenitalia e chi per loro, in questo gioco di scatole cinesi di cui nessuno è proprietario perché tutte in perdita.
Sono un passeggero di serie C, perché non viaggio in Freccia Rossa, non ho diritto alla puntualità, al posto a sedere, a carrozze pulite e nemmeno alla sicurezza. Viaggiare dopo una certa ora che non sono le due di notte è pericoloso. Sono pericolose le stazioni deserte alle otto di sera o alle sei di mattina, non tutte ugualmente presidiate dalle forze dell'ordine che comunque sono insufficienti per tutte le situazioni "a rischio".
Io non voglio aver paura, non voglio che la mia libertà sia limitata dalla stupidità umana.
E voglio che la stupidità abbia un padre, una madre, un colpevole non ignoto e che lo stesso paghi. Ma paghi non solo quello che non ha avvitato bene un bullone ma anche quello che gli ha imposto di farlo dopo o con un bullone di scarsa qualità. Perché la colpa del mandante è ben più grave di quella dell'esecutore.