venerdì 26 gennaio 2018

Io non c'ero, su quel treno

Ma avrei potuto esserci. Oppure avrebbe potuto succedere ad uno dei tanti treni che prendo nel corso della vita per andare a lavorare o in gita o in vacanza.
O poteva accadere al treno che mio figlio prende per andare a scuola.
Tante sono state le persone che mi hanno immediatamente contattata con vari canali per sapere se era tutto ok, visto che abito nell'Hinterland, e questo mi ha fatto piacere.
Sono rabbiosa per chi invece ha preso la cosa con leggerezza, con superficialità, tutti a sparare sentenze, analisi tecniche da massimi esperti, senza pensare che siamo una nazione brava a intervenire nelle emergenze ma non a prevenirle.
Da tempo è risaputo che sono contraria alla realizzazione del terzo e quarto binario nella tratta Rho Parabiago perché non la trovo né risolutiva per i problemi di attuale e futuro traffico né economica. Ma soprattutto perché già non fanno manutenzioni preventive e di conservazione delle linee esistenti perché non hanno soldi, figuriamoci su tratte nuove!
Qualche anno fa, mi raccontava un collega pendolare su un'altra linea, hanno provveduto al raddoppio del binario (era unico) ma la massicciata non è stata fatta a regola d'arte e quindi è crollata, rendendo di fatto inutilizzabile anche l'unico binario.
E' successo a Limito di Pioltello, alle porte di Milano, con un treno di pendolari che si alzano presto per rendere Milano e la Lombardia il "locomotore" dell'economia nazionale, poteva succedere in uno degli scambi di Porta Garibaldi, di Centrale ma anche di Roma Termini.
Non sono passati decenni da quando due treni si sono scontrati in Puglia. E c'è sempre qualche "inconveniente" che passa inosservato alle cronache perché ormai di ordinaria amministrazione, sia uno scambio gelato perché fa freddo o una centralina allagata perché posizionata sotto il piano e non sufficientemente protetta in caso di piogge abbondanti, una sbarra che non si abbassa in tempo e una macchina si incastra sotto un treno o un treno che, pur nuovo, si guasta perché anche la tecnologia ferroviaria ormai è usa e getta.
Come non ci sono persone "di scorta", non ci sono materiali di scorta, non si fermano per fare manutenzione e vengono sfruttati fino alla fine, arrivano al capolinea, una veloce passata e 20 minuti dopo ripercorrono quello stesso binario in senso opposto.
Io non voglio aver paura a viaggiare in treno, come non voglio girare armata. Io viaggio in treno perché non ho grosse scelte, a meno che non mi decida a spararmi 50 chilometri al giorno nelle code cittadine oppure non esca di casa ben prima delle 7, sacrificando ulteriormente la vita famigliare.
Tutti i giorni, da decenni, convivo quotidianamente con i "disagi" di cui si scusano Trenord, Trenitalia e chi per loro, in questo gioco di scatole cinesi di cui nessuno è proprietario perché tutte in perdita.
Sono un passeggero di serie C, perché non viaggio in Freccia Rossa, non ho diritto alla puntualità, al posto a sedere, a carrozze pulite e nemmeno alla sicurezza. Viaggiare dopo una certa ora che non sono le due di notte è pericoloso. Sono pericolose le stazioni deserte alle otto di sera o alle sei di mattina, non tutte ugualmente presidiate dalle forze dell'ordine che comunque sono insufficienti per tutte le situazioni "a rischio".
Io non voglio aver paura, non voglio che la mia libertà sia limitata dalla stupidità umana.
E voglio che la stupidità abbia un padre, una madre, un colpevole non ignoto e che lo stesso paghi. Ma paghi non solo quello che non ha avvitato bene un bullone ma anche quello che gli ha imposto di farlo dopo o con un bullone di scarsa qualità. Perché la colpa del mandante è ben più grave di quella dell'esecutore.

1 commento:

  1. E come te, io e altre migliaia di persone non vorremmo aver paura..e vorremmo che le responsabilità avessero dei genitori e soprattutto che le piene fossero certe e scontate fino alla fine...
    E invece oggi come ieri come domani tutto è così e domani/dopodomani già tutti si saranno dimenticati come in Puglia...Salvo i familiari delle vittime che non sapranno mai ci ringraziare

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